Nel mio frenetico navigare su Internet, affamata di Cultura, giorni fa sono approdata sul sito dell' Accademia Italiana della Cucina: Quale migliore occasione per festeggiare questi "150 anni di Unità d'Italia e proprio dietro casa. Scrivo subito e subito con cortesia estrema ricevo questa risposta:
Gent.le Signora Sabrina,
L'Accademia Italiana della Cucina sarà ben lieta di averla gradita ospite al convegno organizzato a Firenze in occasione dei 150 anni dell'Unità d' Italia.
Purtroppo i posti per la cena e il salone principale sono da tempo esauriti. La ospiteremo volentieri dell'adiacente sala collegata in audio video con la sala principale.
Cordiali saluti. Roberto Ariani"
Peccato per la cena ma l'occasione è troppo ghiotta!!! E così Venerdi alle

16, 00 mi trovavo di fronte al
Museo Stibbert . Accolta da una festosissima hostess mi avvio all'entrata. l'ingresso e la sala destinata al convegno erano interamente decorati in stile consono all'evento e vale a dire che anche le hostess e le guardie portavano abiti dell'epoca il tutto si presentava molto scenografico ed invitante. Vengo subito dirottata nella sala video: "molto meno invitante!" E' da li che osservo il succedersi degli arrivi fino all' annucio dell'apertura dei lavori. Non posso riassumere in poche righe un 'intero convegno, mi è difficile a parole mie riportare quanto studiosi di fama internazionale hanno saputo donare durante i loro interventi. Riporterò i fatti che mi hanno incuriosito una sorta di "Forse non tutti sanno che".
La mia prima scoperta è stata l'origine del detto: "Fare la figura del cioccolataio" ha origini molto lontane: Sembra derivi da Carlo Felice di Savoia sovrano di Piemonte e Sardegna. Ai quei tempi i Cioccolatai in Piemonte erano molto ricchi tanto da potersi permettere di girare in sfarzosissime carrozze a 4 cavalli. Quando al sovrano fu offerto di usare una di queste vetture esordi con questa frase: « Quando esco in carrozza non voglio fare la figura di un cioccolataio!» Forse è solo una tradizione locale ma appaga la curiosità. La seconda scoperta è quella del "Caffè con
l'arrosto!" stiamo parlando del 1865 anno dell'arrivo del Sovrano Vittorio Emanuele a Firenze. Se entrando in un bar si chiedeva un "caffelatte" veniva chiesto se lo si voleva con l'arrosto o senza. I piemontesi appena arrivati rimanevano molto sorpresi perché non conoscevano le locali usanze: A Firenze l'arrosto con il caffè altro non era che del Pane arrostito spalmato di burro fresco. Il Caffe normale invece veniva offerto con Kipfel e paste. La Famosa Bistecca alla Fiorentina era servita ovunque ma niente aveva a che fare con quello che è per noi oggi, infatti era molto bassa spesso non superava i due centimetri e la carne non era assolutamente buona come quella che conosciamo poiché le razze ancora non erano state selezionate. Queste come tante altre curiose notizie sono tratte da un manuale ad uso dei piemontesi che arrivavano a Firenze per rendere più facile il loro adattamento nella nuova città e che in anteprima ci è stato presentato. Non vedo l'ora che inizi la pubblicazione!!! Terza scoperta, forse avrei dovuto saperlo, nel 1867 Giuseppe Aglietti apre il primo Ristorante-Bottiglieria a Firenze all'angolo dell'arcivescovado vicino alla piazza del Mercato Vecchio. Aglietti seppe conquistarsi una grande clientela e visto il successo dopo pochi anni nel 1874 si trasferì in Via degli Speziali. Solo nel 1891 però trovò la sua sede definitiva, sede che ebbe un enorme successo. Fra i suoi più assidui frequentatori Agusto Novelli Luigi Bertelli detto Vamba e tanti altri nomi di spicco. Aglietti muore nel 1911 proprio l'anno in cui è venuto a mancare Pellegrino Artusi. Ci restano i detti: S'era da l'Aglietti (per dire si era a bere il vino) Si va da l'Aglietti (si va a bere vino). Le Pizzicherie si trovavano ad ogni angolo ma le prime e più famose dai pittoreschi nomi furono: "Gigi Porco" "Beppe Sudicio" e "Cencio Porcheria". Gigi Porco divenne molto famoso nonostante il carattere molto rustico del locale. Frequentato da nomi di spicco come: Guerrazzi, Carducci che rammenta più volte il gustoso Galletto. La Firenze di allora aveva ben 11 Teatri e finito lo spettacolo la gente passava da Luigi Porco per un boccone per trasferirsi poi all' elegante Caffe Michelangiolo nella Via larga (oggi Via Cavour) per finire in bellezza la serata. Una delle sue rinomate specialità sembra fosse il "Ciuco" alimento tutto sommato indigeribile! E per finire breve storia del menu che nasce nel 1850 con l'introduzione del Servizio alla Russa. Chiude il convegno il Presidende dell' Accademia Italiana della Cucina Giovanni Ballarini ricordandoci che l'Italia l'ha fatta Manzoni che impose il toscano come lingua comune a tutti, l'ha fatta Verdi che con le sue musiche ed il suo Melodramma ha raccontato l'Italia. L'hanno fatta Fattori con i suoi quadri veri spaccati di vita reale, Alinari che con le sue foto ci ha raccontato l'Italia di allora. L' ha fatta Pellegrino Artusi con la sua lingua, con le sue ricette con il suo libro "La Scienza in Cucina e l'Arte del mangiar bene" che arrivano nel momento giusto momento in cui nasceva la media borghesia. I saluti e i ringraziamenti chiudono quella che è stata una bellissima esperienza Peccato per la Cena!

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